La rigenerazione urbana si
configura come un processo articolato - multistakeholder e multidisciplinare -
volto al recupero e alla riqualificazione di edifici e/o spazi urbani, sottoutilizzati
o abbandonati, nell’intento di riattivare risorse utili per il territorio e la
comunità attraverso un approccio integrato in grado di tenere in considerazione
più livelli di sostenibilità: da quella economica a quella ambientale e
sociale.
Nel dettaglio l’Italia, sia che
si faccia riferimento alle grandi città oppure ai piccoli paesi, risulta
caratterizzata dalla presenza diffusa di “vuoti” ed edifici/spazi in attesa di
nuove funzioni d’uso che: 1) siano in grado di dare risposta a bisogni concreti
e 2) siano sostenibili nel medio-lungo periodo, andando oltre la fase iniziale
di recupero e riqualificazione dell’immobile oggetto di intervento.
Spesso però progettualità e
risorse vengono indirizzate esclusivamente verso gli interventi di recupero
“fisico” lasciando in secondo piano la riflessione relativa all’individuazione
di attività e servizi capaci di garantire una sostenibilità economica e sociale
nel tempo rischiando così di approdare ad edifici riattivati solo in parte con
un enorme dispendio di risorse e un potenziale non del tutto espresso e
valorizzato.
Per questo motivo è necessario un
profondo ripensamento riguardo l’approccio con cui si affronta la rigenerazione
urbana e di porre maggiore attenzione all’individuazione di funzioni d’uso che
siano realmente in grado di tenere in vita un bene una volta che viene
riattivato e riaperto, anche nell’ottica di orientare al meglio gli
investimenti iniziali sia che siano pubblici sia che siano privati.
Il riuso transitorio
Una delle metodologie di lavoro
che tiene in considerazione questi aspetti è rappresentata dal “riuso
transitorio” che si basa su un insieme di azioni sperimentali - condivise tra
proprietà, istituzioni e comunità - volte a testare gli usi possibili di un
bene per verificarne la fattibilità prima di giungere all’individuazione delle funzioni
d’uso definitive.
Questa metodologia di lavoro
introduce quindi attività di sperimentazione e azioni-test volte a mettere alla
prova il progetto iniziale e ipotesi preliminari per valutare “prima” come
orientare al meglio l’investimento finale ed evitare di scoprire solo ex post
che le funzioni d’uso proposte non sono compatibili con il bene o non sono
sostenibili nel tempo.
Si tratta di un approccio che consente
quindi di “testare” prima le attività e, a seconda di quanto emerge dal test,
rimodulare il progetto e ridefinire le funzioni d’uso da sviluppare poi nel
lungo periodo; il tutto attraverso un “progetto di riuso transitorio”
articolato in tre macro-fasi: 1) inquadramento preliminare, 2) la fase di
sperimentazione e 3) la fase di monitoraggio.
La fase di inquadramento preliminare
del contesto consente un affondo su: edificio (assetto proprietario, vincoli,
accessibilità, fruibilità, vocazione, ecc.), territorio (bisogni, opportunità e
progettualità in corso e/o in previsione) e attori (enti locali, associazioni,
ecc.). Questa fase risulta fondamentale per definire una vision durevole di
lungo periodo e impostare al meglio la fase di test d’uso.
Una volta definita la vision si
procede quindi con uno specifico piano di sperimentazione che individua
obiettivi, strategie, attività, attori, tempistiche e risorse della fase
transitoria. Al termine di questa fase - che rappresenta il cuore del progetto
di riuso temporaneo e che a seconda dei casi può avere la durata di uno o due
anni per testare la fattibilità delle funzioni d’uso individuate - si passa al
piano di monitoraggio volto a valutare l’impatto delle azioni testate e ad un’eventuale
rimodulazione del progetto in base a quanto emerso durante la fase di test.
Quella del riuso transitorio si
presenta quindi come una metodologia di lavoro articolata e che richiede tempo -
in Francia è già attiva da diversi anni mentre in Italia si sta affermando di
recente - che però ha il vantaggio di effettuare una serie di test e verifiche “prima”
di intraprendere grandi investimenti in modo da orientare al meglio l’intero
processo di rigenerazione urbana e il recupero e la rifunzionalizzazione di un
bene evitando così di scoprire ex post che il progetto definito sia non fattibile e/o sostenibile e quindi evitando il dispendio di risorse e tempo.
Come dare vita ad un processo di
riuso transitorio?
Come FASTZero possiamo supportare
le Amministrazioni Locali nel processo di riuso transitorio di un edificio o
uno spazio grazie a un approccio integrato e un team multidisciplinare che da
anni mettiamo a disposizione di Comuni e comunità. Siamo quindi a tua
disposizione per valutare l’attivazione sul tuo territorio di questa metodologia
di lavoro.
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