Sempre più Comuni si stanno attivando per costituire una Comunità Energetica Rinnovabile (CER), motivati non solo dalla sostenibilità e dall’adesione alle prerogative dell’UE per quanto riguarda il raggiungimento degli obiettivi climatici al 2030 e della carbon neutrality al 2050, ma anche dalla prospettiva di ridurre i consumi energetici e, dunque, i costi in bolletta.
Questo modello di produzione ed autoconsumo di energia a chilometro zero si basa sull’uso delle fonti rinnovabili, in primis il fotovoltaico. Il prelievo di energia per il consumo può essere diretto o virtuale sfruttando le smart grid, cioè delle infrastrutture “intelligenti” che collegano i membri della comunità per ottimizzare gli scambi in tempo reale e garantire che il flusso di energia sia efficiente e multidirezionale.
Una notizia interessante, che può andare ad agevolare la diffusione degli impianti fotovoltaici non solo per i privati, ma anche per gli enti pubblici che decidono di costituire una CER nel proprio Comune, viene dal Mite, nell’ambito dell’attuazione del Decreto Energia: la procedura per il fotovoltaico si semplifica. Sarà possibile, cioè, usare il modello unico semplificato non più solo fino a 50 kW, ma per l’installazione di impianti fino a 200 kW.
Come anticipato, i vantaggi si intendono in termini di
- Risparmio in bolletta: autoproducendo l’energia elettrica, i membri della comunità energetica possono emanciparsi dai gestori tradizionali, riducendo la loro spesa sull’energia;
- Tutela dell’ambiente: contribuendo alla generazione di energia da fonti rinnovabili, si riducono le emissioni di CO2 e si accelera la transizione energetica del Paese;
- Accumulo: integrando una batteria di accumulo all’impianto fotovoltaico si può immagazzinare l’energia prodotta in eccesso per utilizzarla nei periodi di inattività dell’impianto.
Un altro passo avanti per favorire le comunità energetiche ed ottenere un sistema di produzione e distribuzione di energia più affidabile e competitivo.