Green Communities, il futuro dei territori

Micol Oggioni
Green Communities: il futuro dei territori
Una nuova strategia per le aree rurali e montane italiane

È prevista entro giugno 2022 la pubblicazione del bando del PNRR dedicato alle Green Communities, che destina 135 milioni di euro a 30 “comunità verdi” impegnate nella realizzazione di piani di sviluppo sostenibili dal punto di vista energetico, ambientale, economico e sociale. Il progetto si estende su tutto il territorio nazionale, con una riserva dell’80% per i territori montani.

Le prime 3 Green Communities sono già state individuate. Il 30 marzo 2022 la Ministra Gelmini ha infatti presentato le tre aree che avvieranno la propria Strategia con le risorse stanziate dal PNRR: i territori selezionati sono quelli della Green Community “La Montagna del latte” nell’Unione montana dell’Appennino Reggiano (Emilia-Romagna), della Green Community Terre del Monviso (Unioni montane delle valli Po e Varaita, Piemonte) e della Green Community del Parco Regionale Sirente Velino (Abruzzo).

L’avvio e la sperimentazione di queste prime tre aree porteranno alla definizione metodologica dei piani di azione, e alla stesura del testo del bando per l’individuazione (entro settembre 2022) e il finanziamento delle restanti 27 realtà, nelle quali potrà realizzarsi compiutamente la prima vera attuazione, a livello nazionale, della Strategia per le Green Communities, di cui oltre il 90% degli interventi dovrà concludersi tassativamente entro il 2026.


Cosa sono le Green Communities?

Le Green Communities sono comunità locali che promuovono il proprio sviluppo attraverso la sostenibilità energetica, ambientale e sociale, sfruttando in modo equilibrato le risorse principali di cui dispongono tra cui, in primo luogo, acqua, boschi e paesaggio, e avviando un nuovo rapporto sussidiario e di scambio con le comunità urbane e metropolitane.

Non sono una vera e propria novità: in Italia le Green Communities nascono infatti tra il 2010 e il 2012, all’interno della programmazione europea 2007-2013 durante la quale UNCEM ha avviato la sperimentazione di alcune Green Community in quattro regioni del Mezzogiorno, con progetti particolarmente focalizzati sulla sostenibilità energetica.

Tuttavia, è con l’articolo 72 della legge 221 del 2015 (collegato ambientale alla legge di Stabilità 2016) che le Green Communities vengono ufficialmente riconosciute e viene promossa la predisposizione di una “Strategia Nazionale delle Green Community”. All’interno della legge vengono fissati i temi e i principali ambiti di intervento della strategia: 

  • Gestione integrata e certificata del patrimonio agro-forestale, anche tramite lo scambio dei crediti derivanti dalla cattura dell'anidride carbonica, la gestione della biodiversità e la certificazione della filiera del legno;
  • Gestione integrata e certificata delle risorse idriche;
  • Produzione di energia da fonti rinnovabili locali, quali i microimpianti idroelettrici, le biomasse, il biogas, l'eolico, la cogenerazione e il biometano;
  • Sviluppo di un turismo sostenibile, capace di valorizzare le produzioni locali;
  • Costruzione e gestione sostenibile del patrimonio edilizio e delle infrastrutture di una montagna moderna;
  • Efficienza energetica e integrazione intelligente degli impianti e delle reti;
  • Sviluppo sostenibile delle attività produttive (zero waste production);
  • Integrazione dei servizi di mobilità;
  • Sviluppo di un modello di azienda agricola sostenibile che sia anche energeticamente indipendente attraverso la produzione e l'uso di energia da fonti rinnovabili nei settori elettrico, termico e dei trasporti.

Anche se la legge fissa in termini più che generali questi ambiti di intervento e le finalità, delegando alle Regioni e alle Province autonome l’individuazione delle modalità, dei tempi e, soprattutto, delle risorse per l'attuazione della Strategia, ben chiari devono essere i tre presupposti generali e fondativi di questa innovazione istituzionale e organizzativa:

  1. La centralità del territorio: ai territori (intesi come unione di spazio fisico e comunità), infatti, si riconosce soggettività e intenzionalità. Il valore identitario dei luoghi si fonda sui caratteri oggettivi del capitale naturale presente, e alla comunità locale è data la possibilità di sfruttare in modo equilibrato e sostenibile le risorse di cui dispone.
  2. Il rapporto di scambio tra le aree rurali e le aree metropolitane: si è soliti parlare oggi di Metro-montanità. L’intento è quello di aprire un nuovo rapporto sussidiario e di scambio reciproco tra aree montane rurali e aree urbane che non può limitarsi solo al pagamento dei cd. “Servizi ecosistemici e ambientali”. La montagna/ruralità e le città non possono più essere pensate come blocchi contrapposti, ma vanno viste piuttosto come un insieme di parti che cooperano al benessere del sistema paese e al suo posizionamento competitivo. Bisogna avviare una politica volta a incrementare e regolare questo interscambio su basi di reciproco vantaggio. Per farlo è necessario conoscere l’entità dei flussi di persone, beni, servizi e denaro in cui si esprime la complementarità tra queste due realtà territoriali, per poi esaminare a quali esigenze e interessi rispondono e come si può intervenire sul sistema di relazioni esistente per renderle più giuste ed efficaci.
  3. Una necessaria dimensione intercomunale: le Green Communities, infatti, non sono per singoli Comuni. Uniscono territori a dimensione di valle: fondamentale infatti è la presenza di una pratica associativa consolidata che realizza, nella dimensione giuridico-amministrativa, lo spirito delle comunità verdi e assicura loro la capacità di agire.


L’attuazione e il futuro delle Green Communities

La natura “trasversale” della Strategia per le Green Comunità impone una forte azione di coordinamento e raccordo con altri approcci strategici e modelli di sviluppo già disposti e attuati, e ora sostenuti anche dallo stesso PNRR, tra questi la Strategia Nazionale per le Aree Interne (SNAI), le Comunità Energetiche, la Strategia Forestale Nazionale, le cooperative di comunità, ecc. Si tratta di strategie e modelli complementari: non a caso l’individuazione delle prime tre aree pilota per le Green Community segna un importante passo nella direzione di una certa continuità e integrazione tra le politiche, con la scelta della Montagna del Latte, avvenuta proprio in funzione dei risultati positivi emersi nella attuazione della SNAI.

Grazie al PNRR le Green Communities escono dal limbo dell’incertezza normativa e del reperimento delle risorse economiche, e trovano finalmente una possibilità di attuazione.
Fattori fondamentali per la buona riuscita della Strategia saranno: i modelli di governance che verranno messi in atto per la tenuta e lo sviluppo dei progetti, il ruolo assunto dalla comunità (cittadini, imprese, enti pubblici, università, terzo settore, ecc.), e la dimensione educativa e comunicativa delle azioni intraprese, perché l’agire comunitario, la partecipazione attiva dei residenti, si basa soprattutto sulla capacità di informare la popolazione e coinvolgerla all’interno di un processo di cambiamento e trasformazione dell’economia locale finalizzata alla valorizzazione e tutela delle risorse del territorio.

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